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Marcello Simoni «Il monastero delle ombre perdute»
Il maestro italiano del thriller storico torna con un nuovo romanzo.
«L’autore entra nello stato d’animo dei personaggi non svelandolo direttamente, ma descrivendo i gesti del corpo, le reazioni fisiche. E in questo mostra di mettere a frutto le sue qualità migliori: di osservatore e narratore».
Alessia Rastelli, «Corriere della Sera»
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Roma, giugno 1625. La giovane Leonora Baroni, con una lanterna tesa in avanti, avanza nei cunicoli delle catacombe di Domitilla, seguita da uno spasimante. Non ha paura del buio o di turbare la quiete dei defunti. La luce del lume, però, illumina un cadavere e, vicino al corpo, una donna completamente nuda con la faccia di capra. Inizia così Il monastero delle ombre perdute, il nuovo romanzo del maestro italiano del thriller storico Marcello Simoni, ambientato in un secolo dove superstizioni, enigmi, oscurantismo si intrecciano alla lotta contro il potere della Chiesa, dell'Inquisizione e dell'Indice.
Ad indagare su questo mistero è l'inquisitore fra' Girolamo Svampa, già protagonista de Il marchio dell'inquisitore, richiamato da padre Francesco Capiferro, segretario della Congregazione dell'Indice, dal suo esilio in Toscana.
«Capitoli brevi, numerosi protagonisti e colpi di scena, rigorosa documentazione storica, caratterizzano, come i precedenti, questo libro di Simoni, la cui scrittura si fa qui più ricercata. Quasi sempre l'autore entra nello stato d'animo dei personaggi non svelandolo direttamente, ma descrivendo i gesti del corpo, le reazioni fisiche. E in questo mostra di mettere a frutto le sue qualità migliori: di osservatore e narratore». Fra catacombe, idoli dall'aspetto sconvolgente, donne bellissime e dalle parentele ingombranti, in un Seicento quanto mai gotico, è «abile anche il coinvolgimento nell'intreccio fittizio di personaggi storici, che consente di assaporare la trama su più livelli di lettura e rimandi ad altro» (Alessia Rastelli, «Corriere della Sera», link).
Lo Svampa è abituato a cercare prove oggettive nella sua caccia al Maligno e il suo metodo non si basa sulle superstizioni diffuse tra il popolo e le alte sfere del clero. Lo stesso autore del romanzo, nell'intervista per RepTv, sottolinea l'importanza di questo aspetto: «Avevo bisogno di una prova, un indizio tangibile, del fatto che l'omicidio della vittima fosse dovuto al Maligno. Perciò lo Svampa si imbatte in quello che allora veniva definito il punctum diabolicum: secondo le credenze dell'epoca era il punto del corpo in cui il diavolo toccava l'essere umano, rendendolo suo servo o uccidendolo. Il punctum, in realtà, nel romanzo viene provocato in altro modo, in un modo molto ingegnoso che ho dovuto studiare, ho dovuto inventare, per giustificare un qualcosa che sembra sovrannaturale ma in realtà non lo è».
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La pagina Facebook dedicata a Il monastero delle ombre perdute propone informazioni e dettagli sul romanzo, appuntamenti e presentazioni, oltre ad alcuni post firmati dallo stesso Marcello Simoni.
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2019Roma, giugno 1625. La giovane Leonora Baroni entra con uno spasimante nelle catacombe di Domitilla, ma qui s'imbatte nel cadavere di un uomo e, con uguale orrore, in una donna dalla faccia di capra. Due giorni dopo l'inquisitore fra' Girolamo Svampa, in esilio in Toscana,...