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Striscia la tivú
Il libro
Costruito come una piccola enciclopedia di voci, da Cattiveria a Pippo Baudo, da Pubblicità a Bassa frequenza, da Veline a Gabibbo, passando per Freccero, Chiambretti fino ai “caramellosi” Baglioni e Fazio, questo libro racconta e svela i segreti della televisione e delle trasmissioni di Ricci, da sempre le più seguite e occasioni di roventi polemiche.Come si fa uno spettacolo, come si costruisce un “tormentone”, come s’inventa un personaggio, quali sono i trucchi per far ridere, come funziona l’Auditel, come scatta la censura (e l’autocensura). Con Striscia la Tivù entriamo nella fabbrica delle parole e delle immagini che hanno libero accesso nelle case degli italiani, che li divertono (e li intossicano). E forse capiamo come e perché. Striscia la tivù racconta un certo modo di fare televisione, figlio di chi , come Ricci, si sente di agire “in stato di legittima difesa”. “Cerco di resistere – scrive l’autore di Drive in – alla delinquenza del Potere. Meglio essere brechtianamente un teppista che un direttore di banca”. I giochi grammaticali e l’invenzione linguistica che contraddistinguono tutte le sue trasmissioni sono la faccia più esemplare di una televisione che fa il verso a se stessa, pistola puntata contro le tonnellate di melassa tranquillizzante dei programmi d’intrattenimento, e contro un’informazione gridata ma evanescente e irrigimentata. Così alla fine non è un caso che “il Gabibbo diventi il giornalista più credibile” e più temuto, nuova maschera di questa Italia di fine millennio.