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La mappa della Cina del signor Selden
Nel 1659 arrivò a Oxford una strana mappa della Cina, lasciata in eredità dall'avvocato Selden alla Biblioteca Bodleiana. Nessuno se ne occupò, fino a quando nel 2009 ci mise sopra gli occhi un sinologo curioso: Timothy Brook.
Il libro
Nel 1654 arrivò a Oxford una strana mappa della Cina, lasciata in eredità dall’avvocato John Selden alla Biblioteca Bodleiana, che rimase per lunghi secoli ignorata. Quando nel 2009 il sinologo Timothy Brook la vide per la prima volta, si accorse che la mappa di Selden rappresentava un puzzle da risolvere, un oggetto dall’aspetto cosí moderno da sembrare quasi un falso. Invece era originale, e costituiva il piú importante documento cartografico della Cina degli ultimi sette secoli. La mappa raffigurava la porzione di mondo che i cinesi conoscevano all’epoca, dall’Oceano Indiano alle isole Molucche e da Giava al Giappone. Ciò che rappresentava era sorprendente, dato che mostrava la Cina non tagliata fuori dal mondo, ma al centro di relazioni marittime tali da creare l’embrione di una rete commerciale globale, la stessa che avrebbe alimentato lo sviluppo dell’Europa e dell’Oriente contemporaneo. Tutto ciò poneva alcune domande: come arrivò la mappa nelle mani di Selden? chi immaginò il mondo in quel modo? e, questione ancor piú importante, cosa ci dice la mappa del mondo che raffigura? Come un detective, Brook indaga per cercare delle risposte, muovendosi dal deserto di Gobi alle Filippine, da Giava al Giappone, fino al cuore della Cina stessa. L’autore del Cappello di Vermeer esplora ogni dettaglio alla ricerca delle forze che modellarono l’inizio dei rapporti della Cina con il mondo moderno e, raccontando le vicende di ambasciatori, intellettuali, esploratori, corsari e commercianti, le cui vite incrociarono variamente la storia della mappa, ci restituisce tutta la ricchezza e la complessità di un’epoca.
«Durante la prima metà del XVII secolo, la mappa Selden era la carta geografica piú accurata del Mar Cinese Meridionale. Non c’era mai stata una mappa migliore e per altri quattro decenni non ce ne sarebbe stata un’altra. Ma dal punto di vista piú ampio della storia della cartografia, la mappa Selden non ebbe mai l’opportunità di dimostrarlo. L’uomo che progettò la mappa aveva scoperto un metodo geniale di rappresentare il mondo partendo dal mare e non dalla terra. Fu un presentimento molto azzeccato, che lo situa a metà strada dal problema della curvatura e che ha avuto come risultato una mappa straordinaria. Ma, a meno di non scoprire altre mappe come questa (o finché non ci riusciremo), non abbiamo nient’altro con cui procedere. Potrebbe essere un esemplare unico, un brillante esercizio che creò una sola mappa e non altre? Difficile immaginarlo, e comunque non esiste altro. Il cartografo non lasciò appunti che spiegassero come l’ha disegnata, e non insegnò a nessun discepolo come migliorare e generalizzare il suo metodo in un insieme di principî per disegnare mappe di questa dimensione. Nulla fu appreso o trasmesso, per quanto possono dimostrare le prove rimaste. È una strada senza uscita».