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La civiltà olandese del Seicento
Destinate a un pubblico tedesco, queste riflessioni originariamente organizzate per tre conferenze non dovevano assumere la forma di un libro. Ma nel 1941, parve all'Autore che la tragedia europea potesse avvalersi di qualche bagliore di luce dal buon uso di una storia che aveva avuto lo spirito di pace come suo assoluto protagonista.
Il libro
La civiltà olandese del Seicento era animata da figure che vivevano agiatamente di commercio e di finanza. Erano borghesi che non segnavano ossessivamente le frontiere del loro statuto sociale; anzi, una certa labilità di confini rendeva permeabili i loro contorni di gruppo dirigente. La società, come la ricchezza mobile, era soggetta a fluttuazioni, agli andamenti del mercato e della borsa, cioè in definitiva degli affari, capaci di alzare o abbassare la condizione sociale di chiunque. La compostezza dei gesti quotidiani e la sobrietà delle manifestazioni esteriori si combinava con la rapidità e persino la convulsione delle operazioni economiche. In ogni caso, l’Olanda del Seicento sarebbe rimasta ad esempio di un periodo fortunato, agiato, pacifico, segnato da una generale idea di libertà. Quando Huizinga scriveva queste pagine, con la sua ironia e la sua lievissima nostalgia, in Germania si annunciava il nazismo. Destinate a un pubblico tedesco, queste riflessioni originariamente organizzate per tre conferenze tenute all’Istituto tedesco-olandese di Colonia, non dovevano assumere la forma di un libro. Vennero pubblicate a Jena nel 1933, in una tiratura molto limitata dall’Eugen Diederichs Verlag. Ma nel 1941, parve all’Autore che la tragedia europea potesse avvalersi di qualche bagliore di luce dal buon uso di una storia che aveva avuto lo spirito di pace come suo assoluto protagonista. Fu allora che accettò l’idea di farne un’edizione per un pubblico piú largo; e cosí le amabili conversazioni di uno storico divennero un libro a beneficio di tutti.