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Piemonte medievale
Il libro
Il Piemonte medievale occupa nella storiografia una posizione particolare. Spazio periferico del Regno italico, esso è stato considerato a lungo ai margini dello stesso medioevo italiano, quasi estraneo alla storia che nelle zone padane e centrali della penisola trasformava nel profondo le terre, le forme sociali e le idee degli uomini.I saggi che compongono questo volume ne offrono un’immagine diversa, perché ne assumono come elemento caratterizzante del territorio subalpino esattamente ciò che in passato ha contribuito a renderne incerta la fisionomia: il suo essere per eccellenza terreno d’incontro di influssi provenienti da vari bacini politico-culturali. Il Piemonte appare così un grande spazio di confine, ma collocato nevralgicamente in un nodo di strade fra Reno, Rodano e Po, un’area solcata da esperienze culturali e istituzionali di respiro europeo. Per lo storico, una situazione ideale per studiare l’efficacia degli apporti provenienti dalla Padania, dalla Provenza, dalla Borgogna, che in questa regione si incrociarono e si combinarono in nuovi assetti del potere e della società.Il Piemonte medievale come vicenda storica di continua sperimentazione: intorno a questo convincimento il volume ha trovato la sua concreta struttura. Dal punto di vista metodologico, esso propone una lettura non unificante, ma per situazioni complementari: le istituzioni fra città e contado, gli aspetti del principato territoriale, le strutture politiche riflesse negli usi documentari, alcune identità sociali e ideologiche. Cronologicamente, il volume getta lo sguardo soprattutto nei secoli X-XIV, quando una pluralità di forze signorili modellò continuamente i suoi instabili equilibri. Dissolti i quadri territoriali di matrice carolingia, lo spazio subalpino, non ancora saldamente coordinato negli stati regionali del tardo medioevo, visse allora la sua stagione più fervida mantenendosi aperto a ogni possibile esito sociale e istituzionale.