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Il carroccio
Il libro
La storia contiene argomenti che fanno parte del passato ma che si impongono anche, prepotentemente, al nostro immaginario contemporaneo di ogni giorno. E questi argomenti non sono soltanto idee o astrazioni, possono essere anche oggetti: il carroccio è indubbiamente uno di questi. Ricordi scolastici, miti regionali, recenti riutilizzazioni politiche hanno continuato ad alimentare quel mito del carroccio da cui Voltmer non ha esitazione a partire, giudicando le incrostazioni della memoria meritevoli della medesima attenzione dei primi documenti storici.Poiché per tutti noi è naturale, d’altra parte, interrogarsi su che cosa ci sia all’origine di un mito, è prezioso disporre, con questo libro, della prima completa, sistematica e filologicamente accuratissima ricerca sul carroccio. Voltmer con un’indagine molto ampia ci fornisce tutti i possibili elementi sul carroccio come oggetto concreto della cultura materiale del medioevo, e ache tutti i possibili elementi sul carroccio come simbolo.Il carroccio fu “una figura familiare nella vita quotidiana di molte città italiane, in tempo di guerra e di pace” per soli due secoli, il XII e il XIII. Poi,le “fantasticherie” dei secoli successivi fecero sì che il vero carroccio nel suo significato e nelle sue funzioni originarie sparisse quasi completamente dietro a un diverso carroccio elevato a mito e valido per gli scopi più diversi. In questa fase ulteriore e postmediovale il carroccio si allontanò dalla Toscana e dalla Romagna (era lì che nel medioevo prelevavano le attestazoni) per farsi più lombardo: ed è lombardo il carroccio vivo nella cultura del romanticismo e del Risorgimento.L’autore ci informa sulle diverse attestazioni europee di un oggetto che era a metà fra la macchina da guerra e il vessillo blindato: una cassa solidissima su quattro ruote, rifugio per i feriti, farmacia da campo, punto di orientamento per i soldati, ben attestata nell’esercito di Riccardo Cuor di Leone alle crociate e in quello del […]