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I sette vizi capitali
In un'alternanza di testi medievali, commenti e saggi, le autrici illustrano uno a uno i sette peccati capitali, presentandoli cosí com'erano concepiti e vissuti nel Medioevo. Il saggio iconografico di Baschet completa l'opera analizzando il mondo delle immagini del tempo relativo ai sette peccati.
Il libro
In età medievale, i vizi capitali furono oggetto di una riflessione talmente ampia che analizzarne oggi la storia consente di intersecare numerosi aspetti della cultura dell’epoca e di fornire uno spaccato della società nel suo complesso: l’invidia offre l’occasione per raccontare l’ambiente cortigiano e intellettuale, l’accidia apre la via alla descrizione della vita monastica, l’avarizia implica una panoramica su simoniaci e usurai. L’analisi si basa su fonti di natura diversa: da quelle ecclesiastiche (trattati teologici, opuscoli pastorali, prediche), che rappresentano il luogo di nascita del discorso sui vizi, a quelle letterarie, prima fra tutte la Commedia dantesca. Arricchisce il testo un dossier iconografico, accompagnato da un saggio di Jerome Baschet, che ripercorre il diffondersi del tema dei sette vizi attraverso le arti figurative: affreschi, tavole, sculture e miniature svolsero la funzione di istruire chi non sapeva leggere, fornendogli una sorta di educazione morale. Le note a fondo capitolo consentono di operare rimandi e riscontri testuali, ma il testo si dimostra godibile anche per la semplice lettura di un pio largo pubblico: nonostante la distanza tra mondo contemporaneo e Medioevo, il settenario dei vizi capitali continua a rappresentare una categoria familiare e capace di evocare suggestioni nel lettore moderno.