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Figure di verità
Il libro
Finzioni come necessarie figure della verità. L’attuale civiltà delle immagini, l’Occidente tutto vive e comunica tramite figure del mondo medievale, costruzioni che accompagnano l’intento di dire e intendere il vero.
Il Medioevo ha riflettuto instancabilmente sulla finzione: ha condannato senza appello l’inganno, ma ha saputo apprezzare creazioni dell’arte e dell’intelligenza che soccorrono i mezzi espressivi dell’uomo. Ha definito «figure di verità» le allegorie, che con le parole costruiscono nuovi mondi; ha amato la pittura, tramite visibile per l’invisibile; ha sfruttato l’intuizione del diritto romano che vuole la persona ficta (finta, fittizia) soggetto di diritti.
La condanna teorica di ogni inganno non ha impedito la pratica di esercizi di finzione che ci riguardano e che hanno una storia. Queste pagine la rintracciano in alcuni snodi teorici, studiati nella pratica della lotta all’iconoclastia, della valutazione morale della poesia, dei limiti dell’interpretazione allegorica (il fuoco dell’inferno è vero o metaforico?), delle elaborazioni del diritto canonico.