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Sindona
Il libro
La parabola di Michele Sindona, nato nel 1920 in Sicilia e morto suicida nel 1986 nel carcere di Voghera, è un prisma con cui scomporre le componenti della storia italiana nella seconda metà del Novecento. Negli anni Sessanta diviene il fiduciario finanziario del Vaticano. Negli Stati Uniti è un affermato banchiere; in Italia è considerato il piú dinamico finanziere privato. È uno degli uomini senza pedigree che conquistano il successo in anni di straordinario cambiamento dell’Italia. Ha un’intelligenza svelta, la passione per l’azzardo, la spregiudicatezza morale che occorrono per puntare in alto. In pochi anni giuoca e perde la sua partita. Alla fine del 1974 le sue banche falliscono clamorosamente, in Italia e negli Stati Uniti. L’esemplarità della sua vicenda consiste nella capacità di sfruttare creativamente una struttura di potere in cui convivono strettamente forze finanziarie, istituzionali, eversive, criminali. È il mondo delle consorterie trasversali, della loggia massonica P2 e della mafia, in cui Sindona si immerge avendo come referente politico la DC. Questo intreccio di poteri costituisce la versione patologica, ma non effimera, di un modello di capitalismo relazionale il cui ruolo nella storia recente italiana è ormai indiscusso. Sindona fa uccidere da un sicario mafioso il commissario liquidatore Giorgio Ambrosoli, delitto per cui è condannato all’ergastolo. La sua sconfitta si deve soprattutto al coraggio dei pochi che tentarono di arginare lo scadimento dello spirito pubblico di cui il banchiere fu espressione emblematica.