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Presunto colpevole
Negli ultimi decenni i governi italiani hanno
negoziato su tutto e con tutti. Sempre,
tranne in due occasioni: per Moro e per Craxi.
Un grande giornalista racconta il crepuscolo
di un uomo che come pochi, nel dopoguerra,
è stato amato e odiato. Il destino di un politico
con cui, prima o poi, il Paese dovrà fare i conti.
Il libro
Perché alla fine del 1999 non fu possibile costruire un corridoio umanitario per far rientrare in Italia da Hammamet Bettino Craxi, gravemente malato, e farlo operare e curare in un centro specializzato senza che fosse arrestato? «La mia libertà equivale alla mia vita», dirà fino all’estremo il leader socialista per spiegare il rifiuto di accettare il carcere e la decisione di restare in Tunisia, dove muore il 19 gennaio 2000. Nel resoconto della trattativa, oltre ai familiari del leader socialista si affacciano il governo, il Quirinale, il Vaticano, l’America e la Cia, i magistrati di Mani pulite e i socialisti dispersi dall’inchiesta su Tangentopoli. Il caso Craxi rappresenta l’ultimo scorcio del Novecento italiano, sospeso tra la caduta del Muro di Berlino, il crollo della Prima Repubblica e l’alba dei poteri forti che s’impongono all’inizio del nuovo secolo.
«La morte di Craxi conclude gli anni Novanta e consegna alla storia del Novecento il principio del primato della politica, mettendoci una bella pietra sopra».
Approfondimento
«Presunto colpevole. Gli ultimi giorni di Craxi»
Aldo Cazzullo, «Corriere della Sera»