-
Antropologia e religione Antropologia e religione
-
Arte e musica Arte e musica
-
Classici Classici
-
Critica letteraria e linguistica Critica letteraria e linguistica
-
Filosofia Filosofia
-
Graphic novel Graphic novel
-
Narrativa italiana Narrativa italiana
-
Narrativa straniera Narrativa straniera
-
Poesia e teatro Poesia e teatro
-
Problemi contemporanei Problemi contemporanei
-
Psicologia Psicologia
-
Scienze Scienze
-
Scienze sociali Scienze sociali
-
Storia Storia
-
Tempo libero Tempo libero
Mi dichiaro prigioniero politico
Sei storie, sei vite brigatiste. Che si intrecciano in modo irreversibile alla storia di tutti. Il primo libro che racconta dall'interno le Brigate rosse, seguendo il filo che lega gli anni di Curcio all'omicidio Giorgieri.
Il libro
Spesso i giornalisti anticipano gli storici. Giovanni Bianconi, inviato del «Corriere della Sera», ha raccolto cronache d’epoca, atti giudiziari e parlamentari, e le dirette testimonianze dei brigatisti da lui interpellati, per comporre un potente mosaico narrativo di «storie», montate con un criterio cronologico, che saranno d’ora in poi materiale indispensabile per chiunque vorrà tentare una piú ampia «storia» di quel fenomeno enorme e atroce della politica e della società italiana che sono state le Brigate rosse «della prima Repubblica».
Storie individuali, proprio perché attraverso le idee e le scelte degli individui in quel determinato momento storico meglio si intravede il legame appassionato, forte e specifico con un periodo – gli anni Settanta e Ottanta – che, attraverso il racconto, ci è dato rivivere. E ancora piú nuda, feroce e drammatica si rivela la realtà delle uccisioni, delle stragi. Delle centinaia di vittime.
La narrazione lucida dimostra ancora una volta la possibilità di avvicinarsi a una «verità» che sentiamo piú convincente di tante ricostruzioni a tesi.
La vicenda – non conclusa – delle Br balza cosí vivissima agli occhi di chi legge, tanto che alla fine del libro ci si chiede: ma come abbiamo potuto dimenticare? Come abbiamo potuto pensare che queste «storie» non ci riguardassero da vicino? E come si può voltare pagina – definitivamente – adesso che già si affacciano le «nuove Br»?