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Intervista a Primo Levi, ex deportato
«Nel campo avevo un quaderno, non piú di venti righe. Avevo troppa paura, il fatto stesso di scrivere era sospetto. Non erano appunti, era la voglia di tenere appunti, tanto sapevo che non avrei potuto conservare nulla. Se non nella memoria».
Il libro
«Testimone del vissuto»: cosí si presenta Primo Levi in questa importante intervista del 1983 (tradotta in molti paesi tra cui Francia, Grecia, Argentina). In un intenso dialogo con Anna Bravo e Federico Cereja, Levi racconta il retromondo minuto dei gesti quotidiani ad Auschwitz, i volti e le storie dei personaggi dei suoi libri. Al centro della conversazione, aperta e variegata, è ciò che egli definisce «il galateo del Lager», i rapporti tra i prigionieri, l’«ottusità» che li aiuta a vivere in quel mondo spaccato in due («noi» e «loro») e dove la morale – quella del prima – non vale piú.