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Il commissario di ferro di Stalin
Il libro
Lenin, Stalin, Trockij, Bucharin: questi sono i nomi con i quali si identifica la storia sovietica della prima metà del Novecento. Ma accanto a loro, seppur in posizione più defilata, agirono dirigenti politici di prima grandezza, spesso definiti rivoluzionari di professione, che dettero un contributo assai rilevante alla nascita e al consolidamento del sistema di potere sovietico. Tra questi giocò senz’altro un ruolo di primo piano Lazar M. Kaganovic. Dotato di talento organizzativo e propagandistico, Kaganovic divenne ben presto un fedele collaboratore di Stalin e uno degli uomini più in vista dell’establishment sovietico. Fu l’unico ebreo a far parte per più di vent’anni del massimo organo dirigente del paese, il Politbjuro del partito bolscevico. Strenuo propugnatore e difensore dell’ideologia marxista-leninista, nonché promotore del culto della personalità di Stalin, Kaganovic incarnò alla perfezione l’anima burocratico-repressiva dello stalinismo. Suo è il celebre detto “un comunista vale poco se in fondo alla sua anima si agita il vermicello del dubbio”, che svela con brutalità il criterio ispiratore che gridò l’azione di una generazione di militanti.