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Cefalonia
Cefalonia fuori dal mito ma dentro alla contrastata storia politica nazionale. Ecco l'intento di questa ricostruzione critica del comportamento della Divisione Acqui nel settembre 1943. Ne esce modificato in alcuni tratti importanti il racconto canonico della vicenda, anche se il suo carattere esemplare rimane.
Il libro
Sull’isola jonica di Cefalonia migliaia di soldati italiani si battono contro i tedeschi con i quali erano alleati sino ad alcuni giorni prima. Non intendono fare né gli eroi né i martiri. Semplicemente vogliono tornare in patria, a casa, con le loro armi e con l’onore di soldati. I tedeschi, invece, esigono il disarmo. Il Comando italiano, dopo una difficile trattativa, tra disordini e insubordinazioni, decide di resistere all’imposizione. Gli uomini della Acqui affrontano cosí da soli una sanguinosa battaglia e subiscono un brutale massacro, come vendetta per il loro «tradimento». Nella memoria ufficiale dell’Italia la Acqui è la vittima di uno dei grandi eccidi che accompagnano la rinascita della nazione. Soprattutto offre l’esempio della «resistenza militare» antitedesca, primo atto del movimento di liberazione nazionale. In parallelo a questa interpretazione se ne contrappone polemicamente un’altra: «Cefalonia pagina nera della storia militare italiana», contrassegnata da ribellismo interno e da una insensata decisione militare. Il comportamento della Acqui si pone cosí al centro di uno scontro di interpretazioni che è tipico della riflessione storica e politica dei nostri giorni.