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Un’altra storia di Roma
Considerato per lungo tempo un falso allestito in età umanistica, l'Origo gentis
Romanae è in realtà un breve scritto tardoantico che utilizza fonti erudite di
età repubblicana, altrimenti perdute, per raccontare la storia piú antica del
Lazio, dall'arrivo in quella regione di Giano e Saturno fino alla fondazione di
Roma da parte di Romolo e Remo.
L'Origo gentis Romanae è una preziosa testimonianza di varianti
dimenticate del mito, l'unico testo che ci consente di intravvedere racconti
cancellati a un certo punto dalla vulgata che si impose con Tito Livio.
Testo latino a fronte
Il libro
I racconti sulle origini di Roma erano già antichi quando i primi autori della letteratura latina – storici come Fabio Pittore o poeti come Nevio – provvidero a fissarli per la prima volta in forma scritta, nella seconda metà del III secolo a.C.; e nei secoli successivi hanno continuato senza sosta a evolversi, modificarsi, arricchirsi. È solo il naufragio di questa amplissima produzione letteraria, della quale possediamo oggi soltanto una manciata di frammenti, ad aver artificialmente semplificato il quadro, inducendo l’erronea opinione che la variante infine affermatasi come standard fosse anche l’unica elaborata dalla cultura latina. In realtà, su quel segmento della propria vicenda piú remota i Romani avevano lavorato per secoli: e come sempre accade nel caso del mito, questo lavoro aveva prodotto una miriade di varianti, di sviluppi rimasti isolati o invece di tradizioni parallele che convivevano fianco a fianco.
dall’introduzione di Mario Lentano