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Storia d’Italia. Le regioni IX: La Campania
Il libro
L’identità della Campania, come spazio dotato di coerenze strutturali, socio-culturali, politiche, è assai fragile. Chi ne scriva la storia, deve affrontare l’insidia di ipostatizzare sulla carta quel che i reali processi secolari stentano a produrre. Un rischio sperimentato, del resto, anche in altri volumi di questa serie einaudiana.
Ii territorio regionale è quasi schiacciato dalla presenza di una città come Napoli, appariscente e invadente nel bene e nel male, grande centro di consumo e di produzione, nodo di traffici terrestri e marittimi, luogo di nascita, ieri come oggi, di un bel pezzo della classe politica e amministrativa nazionale. Al confronto con Napoli, le realtà provinciali campane – e i particolari caratteri che le identificano e le differenziano – rischiano di scomparire. La presenza della grande città di taglia europea introduce, nello spazio regionale campano, una radicale disparità di scala. Ma, ciò che forse conta maggiormente, la Campania si perde nel grande palcoscenico, spesso lontano e ad essa estraneo, di una metropoli che tuttavia non è una metropoli regionale e che anzi, ben oltre il 1860, resta o aspira ad essere un centro sovraregionale, sebbene in progressiva crisi.
Napoli non ha la capacità di dar forma a un territorio omogeneo, a una «regione funzionale» simile alle regioni che crescono, nell’ultimo secolo, attorno a Milano o Genova o Bologna. In questo senso, la storia delle fratture profonde che dividono l’area della Campania è anche la storia dei limiti strutturali e culturali della metropoli napoletana. Del suo insuccesso, per cosí dire. Povera di radici unitarie – e infatti dispersa dapprima nell’insieme delle «Province meridionali» e amministrativamente ritagliata, in seguito, secondo opinabili criteri politici -, la Campania appare destinata, anche sul piano semantico, a confondere la parte con un tutto poco realistico. A lungo, il termine indica l’area che fa da corona, per poche decine di chilometri, alla grande Napoli, la fertilissima Campania felix, docata -questa sí – di forti caratteri unitari. Ma la frattura che separa la ricca fascia costiera dai territori interni è drastica e poco alleviata, talora anzi aggravata, dal processo secolare. Come Napoli, anche la Campania felix non sembra capace di dar forma a una regione omogenea.
Una storia della Campania deve fare i conti con queste difformità, che del resto sarebbe ingenuo valutare semplicemente come fenomeni in negativo. Essi disegnano piuttosto una specifica esperienza territoriale e (nell’ultimo ventennio) regionale, che, in qualche misura, può esser presa a paradigma di taluni piú generali caratteri e problemi del Mezzogiorno d’Italia.