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Pietro il Grande
«È stato ampiamente sostenuto che la vita privata sia irrilevante
nelle cronache dei grandi uomini. Voltaire, ad esempio, poneva
l'accento sul fatto che la sua storia del regno di Pietro fosse basata
su "le negoziazioni della sua vita pubblica", non sui "segreti
del suo Gabinetto, del suo letto o della sua tavola". Questo approccio
potrebbe funzionare per quelle figure internazionali (certamente
poche) che si sono dedicate unicamente al perseguimento
di obiettivi pubblici escludendo ogni altra cosa; ma questo, evidentemente,
non è stato il caso di Pietro, la cui esistenza traboccava
di drammi personali e incidenti bizzarri».
Lindsey Hughes, Pietro il Grande
Il libro
L’esistenza di Pietro il Grande (1672-1725) traboccò a tal punto di drammi personali e aspetti bizzarri, da irradiare un senso di mistero e fascino inesauribile. L’eroe celebrato di Poltava, l’incontrastato capo militare, il creatore della flotta russa, il sovrano assoluto di uno dei paesi piú grandi del mondo, il protagonista della serie di riforme che rivoltarono metodicamente ogni aspetto e settore della vita politica, sociale, religiosa e culturale russa, sposò una contadina analfabeta. Il suo amore per i travestimenti, gli stravolgimenti e la parodia, per «il mondo alla rovescia», non fu mero passatempo o aberrazione, ma un elemento chiave nel suo stile di governo. L’uomo irresistibilmente volto ad Occidente, segnato da un amore quasi astratto per il mare, e al quale si attribuisce unanimemente il sorgere della civiltà in Russia, fino ad allora equiparabile a un regno avvolto nelle nebbie di un mondo primitivo e barbaro, annoverava tra i propri svaghi curiosità quali l’estrazione dei denti, la pratica dell’autopsia, la tornitura del legno e l’estinzione degli incendi. Il Padre della Patria russa condannò a morte, e forse torturò e uccise di persona, il proprio figlio primogenito. Il fondatore di San Pietroburgo elesse a propria dimora, piú che i palazzi reali, umili casupole in legno e preferí circondarsi a corte di nani, storpi e mostri, per i quali provò sempre una misteriosa attrazione. Tutto questo e altro ancora – feste sguaiate, eccessi sessuali, grossolanità e pratiche di primitiva violenza – coesisteva in modi curiosamente funzionali con una vita alimentata da una volontà ideale di trasformazione quasi ossessiva, e coronata da imprese che offrirono ampia materia per la costruzione della figura leggendaria dell’imperatore, quale si sarebbe rispecchiata nelle biografie ufficiali di epoca sia zarista che sovietica. Questo libro, sempre attento a collocare il particolare caratteristico all’interno del contesto storico, politico e psicologico, ricostruisce, sulla base di un rigoroso lavoro documentario, le varie fasi della vita del grande imperatore russo, analizzando nei due capitoli finali la sua eredità politica e sociale, l’edificazione del suo mito dal Settecento a oggi, anche attraverso un ampio riferimento alla rappresentazione artistica.