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L’infinito
La pièce di Tiziano Scarpa mette in scena le ansie giovanili di ogni tempo, tra sogni e disperazione, atteggiamenti spavaldi e senso di inadeguatezza, oggi come duecento anni fa. In un ritmo drammaturgico trascinante, che tiene insieme pirotecniche battute e momenti di profonda riflessione, il fantasma di Leopardi ci fa fare i conti con quanto sopravvive della nostra tradizione culturale e con quanto è già morto del nostro presente.
Il libro
È notte fonda, mancano poche ore agli orali di maturità. Andrea si è addormentato ripassando le poesie di Leopardi. Che gli si materializza di colpo in casa. Ha ventun’anni, tanta voglia di scappare da Recanati, e una poesia che ha cominciato a scrivere subito dopo aver fallito la fuga: L’infinito. Un giovane poeta e un aspirante deejay. I due quasi coetanei si parlano: nonostante la distanza siderale delle loro mentalità, delle esperienze e del modo di esprimersi, familiarizzano, scherzano, fanno amicizia. Andrea ricapitola come può la storia contemporanea, illustra i progressi tecnologici, fa anche le prove dell’esame dando un’interpretazione dell’Infinito che a Giacomo non sembra per niente strampalata. Ma poi irrompe in casa il ciclone Cristina, la fidanzata di Andrea, e la commedia ha una svolta imprevedibile. Li ritroveremo tutti e tre alcuni mesi più tardi. Il giovane Leopardi ha imparato a conoscere la nostra epoca e le sue illusioni: ha molto chiaro in mente che cosa farne.