Giulio Einaudi editore

Le belle tasse

Ciò che i bambini ci insegnano sul bene comune
Le belle tasse
Ciò che i bambini ci insegnano sul bene comune
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«Quando il moderatore dice "Signori del Governo, vi ricordo che anche chi governa deve pagare le tasse", il premier si volta e con la faccia venata di delusione dice "Davvero?" Il capo del governo si chiama Anita, fa la quarta elementare ed ha il codino da una parte soltanto. Quando confessa il proprio stupore arrossisce, poi abbassa gli occhi pensando che cosí gli altri non lo vedranno. Quindi scende dallo scranno piú alto sui cui si è appena seduta, e seguita da un nugolo di ministri di nove anni va a prendersi il sacchetto che contiene le monete di cioccolato con cui pagare le tasse».
Andrea Bajani, «Il Sole 24 Ore»

2011
Super ET
pp. 88
€ 12,00
ISBN 9788806206192

Il libro

Le tasse sono in genere viste come un «male», perché consistono in un sacrificio. Dire che sono belle crea un po’ di sorpresa. Ma perché dire che sono «belle»? Perché reggono la vita in comune, sono alla base della convivenza civile: tutti siamo chiamati a concorrere alle spese pubbliche, e a sostenere la realizzazione di obiettivi che riguardano tutti. E questo è possibile farlo solo con le tasse. Allora, esse sono un sacrificio per il singolo, è vero, ma per soddisfare un interesse collettivo.
Nella vita reale, però, il legame a volte si perde. Resta cosí, impropriamente, solo l’idea del sacrificio. È un equivoco che va spiegato. Ebbene, un giorno, al professor Franco Fichera fu chiesto di spiegare le tasse ai bambini. «Io accettai l’invito e chissà perché la prima cosa che mi venne in mente fu quella di distribuire ai bambini dei cioccolatini».
Ne è nato un gioco di ruolo utile ed entusiasmante. E questo libro.
Il sito dell’iniziativa è www.lebelletasse.com.

***

«Nessuno è disposto facilmente a farsi fare la morale, meno che mai in democrazia.
Se c’è un sistema di governo che dovrebbe essere alieno dalla propaganda, questo è per l’appunto la democrazia. Eppure, l’esigenza di una pedagogia democratica esiste, come per qualsiasi altro regime politico. Anzi, per la democrazia ancor di piú, perché essa non è affatto un regime “naturale”, che corrisponda a un ethos che ognuno di noi ha dentro di sé. Come si è detto, è un regime che esige rinunce, niente affatto naturali.
L’esperimento di Fichera indica un’altra via, tra le nozioni e la propaganda: la sperimentazione».
Gustavo Zagrebelsky, «L’Indice»