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Le belle tasse
«Quando il moderatore dice "Signori del Governo, vi ricordo che anche
chi governa deve pagare le tasse", il premier si volta e con la faccia venata
di delusione dice "Davvero?" Il capo del governo si chiama Anita, fa la quarta
elementare ed ha il codino da una parte soltanto. Quando confessa il proprio
stupore arrossisce, poi abbassa gli occhi pensando che cosí gli altri non
lo vedranno. Quindi scende dallo scranno piú alto sui cui si è appena seduta,
e seguita da un nugolo di ministri di nove anni va a prendersi il sacchetto
che contiene le monete di cioccolato con cui pagare le tasse».
Andrea Bajani, «Il Sole 24 Ore»
Il libro
Le tasse sono in genere viste come un «male», perché consistono in un sacrificio. Dire che sono belle crea un po’ di sorpresa. Ma perché dire che sono «belle»? Perché reggono la vita in comune, sono alla base della convivenza civile: tutti siamo chiamati a concorrere alle spese pubbliche, e a sostenere la realizzazione di obiettivi che riguardano tutti. E questo è possibile farlo solo con le tasse. Allora, esse sono un sacrificio per il singolo, è vero, ma per soddisfare un interesse collettivo.
Nella vita reale, però, il legame a volte si perde. Resta cosí, impropriamente, solo l’idea del sacrificio. È un equivoco che va spiegato. Ebbene, un giorno, al professor Franco Fichera fu chiesto di spiegare le tasse ai bambini. «Io accettai l’invito e chissà perché la prima cosa che mi venne in mente fu quella di distribuire ai bambini dei cioccolatini».
Ne è nato un gioco di ruolo utile ed entusiasmante. E questo libro.
Il sito dell’iniziativa è www.lebelletasse.com.
***
«Nessuno è disposto facilmente a farsi fare la morale, meno che mai in democrazia.
Se c’è un sistema di governo che dovrebbe essere alieno dalla propaganda, questo è per l’appunto la democrazia. Eppure, l’esigenza di una pedagogia democratica esiste, come per qualsiasi altro regime politico. Anzi, per la democrazia ancor di piú, perché essa non è affatto un regime “naturale”, che corrisponda a un ethos che ognuno di noi ha dentro di sé. Come si è detto, è un regime che esige rinunce, niente affatto naturali.
L’esperimento di Fichera indica un’altra via, tra le nozioni e la propaganda: la sperimentazione».
Gustavo Zagrebelsky, «L’Indice»