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Il fiume
L'amore, certo. E poi la colpa, la paura, le attese: cosa lega un padre a un figlio?
Il libro
Tutto ha inizio da una scena che è come un pugno: padre e figlio camminano sugli argini di un fiume, il bambino cade in acqua, il padre resta paralizzato a guardarlo sparire. È uno sconosciuto a buttarsi per salvarlo, poi si dilegua nel nulla. Quell’uomo va ritrovato, dice il bambino. Il padre vorrebbe solo dimenticare quanto è successo, ma è in gioco il senso di tutto…Occorre affrontare una notte che finirà soltanto all’alba, sul fiume, là dove ogni cosa ha avuto inizio.
Damiano ha dieci anni e vede suo padre una volta alla settimana: una partita a tennis, una camminata lungo il Tevere. Ma un giorno si sporge per osservare le anatre e cade nel fiume, ed è uno sconosciuto – e non suo padre – a tuffarsi nell’acqua e riportarlo in superficie. Tu sei mio padre e hai avuto paura, ecco quello che Damiano non dice ma Alessandro sente. Morivo e tu guardavi come si guarda un tramonto, un film, un minuto che passa e scompare. Solo ritrovando quello sconosciuto potranno, forse, ritrovare un appiglio per il pensiero che annaspa nel vuoto. Comincia cosí un peregrinare trasognato nella notte, con il figlio che si addormenta sul sedile della macchina e il padre che attraversa la città da un punto all’altro, sulla scia degli indizi che gli vengono forniti da una galleria di personaggi stralunati: medici clandestini, diseredati, e un piccolo circo che porta in scena uno spettacolo immaginario per un bambino cieco. L’identità della persona che Alessandro sta cercando cambierà ogni volta, come spesso accade quando inseguiamo qualcosa o qualcuno. Perché non si può restare immobili e in disparte a osservare la vita mentre scorre via da noi. Perché la vita è tutta qui, tra la pena e l’amore.