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Gli autonauti della cosmostrada
«Dedichiamo questa spedizione e la sua cronaca
a tutti gli svitati del mondo,
specialmente a quel gentiluomo inglese
di cui non ricordiamo il nome
e che nel diciottesimo secolo
percorse la distanza da Londra a Edimburgo
camminando all'indietro
e intonando inni anabattisti».
Julio Cortázar, Carol Dunlop, Gli autonauti della cosmostrada ovvero Un viaggio atemporale Parigi-Marsiglia
***
Nei trentatre giorni che trascorrono sull'autostrada
Parigi-Marsiglia a bordo del fedele pulmino
Volkswagen, Julio Cortázar e sua moglie Carol Dunlop,
i due «autonuati», scoprono un mondo dentro al mondo,
comico, surreale, grottesco, drammatico, a volte tragico.
E a quattro mani scrivono un libro che è allo stesso
tempo una storia d'amore, un diario di viaggio,
una raccolta di storie, appunti, aneddoti, impressioni,
in cui realtà e sogno si mescolano alla maniera tipica
di Cortázar.
Il libro
Domenica 23 maggio 1982, Carol Dunlop (l’Orsetta) e Julio Cortázar (il Lupo), dopo vari rinvii – il progetto risaliva al 1978, alla prima fase del loro rapporto – iniziano il viaggio che li porterà da Parigi a Marsiglia, lungo i circa ottocento chilometri dell’Autoroute che taglia in due la Francia. La loro ammiraglia sarà Fafner (uno dei giganti, in seguito trasformato in drago, del wagneriano Anello del Nibelungo) un pulmino Volkswagen rosso: il mezzo di trasporto par exellence per un’intera generazione di viaggiatori. È un tragitto fatto in molte altre occasioni, di solito in una decina di ore; ma questa volta verrà percorso a passo di lumaca, con il gusto del viaggiatore, dell’esploratore, non dell’utente automobilista, ribaltando così l’idea stessa di autostrada intesa come non-luogo da attraversare il più velocemente possibile per arrivare a destinazione (al Sud, al mare, alle vacanze).
È un gioco, il loro, e come ogni gioco richiede regole precise: sarà vietato lasciare l’autostrada, ci si dovrà fermare in tutte le aree di sosta, due al giorno, dormendo nella seconda (nel complesso quindi sessantasei tappe), si potrà usufruire di tutto ciò che l’area offre, nonché accettare aiuti e rifornimenti portati da volenterosi amici dall’esterno (in misura massima di due volte); e infine si dovrà stendere, a quattro mani, un minuzioso diario «di bordo» che riporti osservazioni esterne (definite «scientifiche») e impressioni dello spirito.
E dopo «trentatre meravigliosi giorni» l’avventura si conclude al Vieux Port di Marsiglia: «Quant’è durato poco il viaggio», commenta l’Orsetta. Un’osservazione che se da un lato rende esplicita la malinconia che ha accompagnato i due protagonisti per tutto il tragitto, dall’altro si offre a una spiegazione più profonda. Entrambi gli Autonauti sanno infatti di essere gravemente malati: Carol Dunlop morirà alla fine dello stesso 1982, Julio Cortázar due anni più tardi.
***
«Chi non legge Cortázar è spacciato. Non leggerlo è una malattia molto seria e invisibile, che col tempo può avere conseguenze terribili».
Pablo Neruda