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Alfabeto Poli
«Sono partito col piede sinistro fin dalla piú
tenera età».
Un atipico «romanzo parlato», un viaggio lungo
cinquant'anni di ricordi e racconti.
Dallo scimmiotto peloso con cui andare a letto dopo
aver visto King Kong («e da lí poi ho continuato»)
ai controsensi della dittatura («eravamo certissimi
di fare la guerra per la causa della pace, che sarebbe
come fare l'amore per la causa della verginità»),
non c'è un anfratto del Novecento che sfugga
alle intemperanze di Paolo Poli.
Allergico ai bacchettoni e ai benpensanti, armato
di una comicità sovversiva, da sempre fidanzato
con i libri, il suo è l'alfabeto di chi, ridendo,
non ha mai avuto paura di stare al mondo.
Il libro
«Finché il cuore sanguina, è ancora vivo».
«Non sono poi cosí omosessuale da amare me stesso».
«Nella vita di prime volte ce ne sono venti, trenta. Ho raccontato di essere vergine per almeno una ventina d’anni».
Sin dagli esordi Paolo Poli ha guardato il mondo con lo scarto fantasmagorico di chi sa che per restituire lo spirito delle cose, per disinnescare censure e conformismo, c’è bisogno di ridere e di far ridere. Rileggendo mezzo secolo di interviste (cartacee, radiofoniche e televisive – molte disperse, quasi introvabili), Luca Scarlini ha costruito un sillabario poetico e brillante: una sarabanda di racconti spericolati e divagazioni fulminanti, un «Alfabeto Poli» da decrittare seguendo il filo dell’ironia.
La folgore del ricordo a tratti prende la forma esatta di un aforisma, altre volte invece si dispiega in pagine intense, analitiche e narrative, lasciando spazio alla riflessione e alla sensibilità di un artista cosí grande da non essersi preso mai troppo sul serio.
Sullo sfondo di un’Italia colta nei suoi aspetti meno prevedibili, sfila una galleria di personaggi indimenticabili, da Longhi a Parise, da Franca Valeri a Pasolini. Dalla A di AGGETTIVI, ANNI TRENTA, AVANSPETTACOLO alla Z di ZEFFIRELLI (passando per CANZONETTA, DIO, ETÀ, FASCISMO, MISOGINIA, PECCATO, PINOCCHIO, RITA DA CASCIA…), il genio radente di Paolo Poli procede spigliato, non senza qualche lampo di malinconia, sino a fondare in qualche modo un’etica della leggerezza. Non c’è niente di piú sincero, in fondo, di un libro scritto vivendo.