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Storia naturale dell’occhio
Con la forza del narratore di classe, Simon Ings ci irretisce in un turbine di esempi tratti dalle scienze naturali o dalle scienze cognitive, dall'ottica o dall'estetica, facendoci vivere un mondo dai confini incerti, in cui può accadere che se un occhio si fissa su un'immagine questa scompaia, o può risultare che un fiore dall'aspetto dimesso (per noi) sia in effetti il piú appariscente del prato (per un insetto).
Il libro
Miliardi e miliardi di occhi osservano in ogni istante il mondo, ma non vedono la stessa cosa e sicuramente non vedono «tutto». Proprio quello che ai nostri occhi sembra essere la prova certa dell’esistenza di qualcosa, per altri sguardi potrebbe essere del tutto invisibile, o incomprensibilmente diverso. Vedere è un processo attivo: l’occhio non è una telecamera che si limita a registrare quello che c’è «là fuori», è un organo specializzato e finemente adattato all’ambiente nel quale si è evoluto. Ma il fatto è che l’ambiente è mutevole, diverso per ciascun animale, e pone problemi differenti a seconda che si viva di giorno o di notte, immersi nell’aria o nell’acqua, volando o strisciando, predando o nascondendosi, o addirittura a seconda che si sia giovani o vecchi. I nostri occhi «vedono» dunque mondi diversi e in questo modo ci inducono a costruire nelle nostre menti spiegazioni differenti della realtà. Con la forza del narratore di classe, Simon Ings ci irretisce in un turbine di esempi tratti dalle scienze naturali o dalle scienze cognitive, dall’ottica o dall’estetica, facendoci vivere un mondo dai confini incerti, in cui può accadere che se un occhio si fissa su un’immagine questa scompaia, o può risultare che un fiore dall’aspetto dimesso (per noi) sia in effetti il piú appariscente del prato (per un insetto). Dopo aver letto questo libro si guarda il mondo – è il caso di dirlo – con occhi diversi.
«La storia dell’occhio è piena di meraviglie materiali: occhi a specchio, occhi a fibre ottiche e occhi pieni di lenti straordinarie; conchiglie che vedono e ragni che si orientano con il sole. Gli uccelli possono mettere a fuoco due soggetti alla volta, i vermi serpulidi vedono usando i loro tentacoli. La cicala di mare usa la luce polarizzata per scambiare messaggi che nessun altro animale è in grado di percepire. Il pesce Bathylychnops exilis ha quattro occhi, un paio serve per guardare in su, un paio per guardare in giú; ma che cosa guardano? Non lo sa nessuno. La storia dell’occhio è epica: questo libro non è altro che un breve riassunto delle sue meraviglie. Immaginate un mondo senza vista. Il colore non esiste. Non c’è nessun piumaggio, nessun mimetismo, nessuna esibizione per corteggiare, nessuna fosforescenza nelle profonde fosse oceaniche. Nessun fiore. Che mondo smorto e che mondo semplice».