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La democrazia in America
Un libro capitale, che è stato qui ritradotto e, per la prima volta in un'edizione italiana, commentato dal punto di vista storico e della moderna scienza politica.
Il libro
Da alcuni anni Tocqueville è considerato il pensatore politico più importante del secolo XIX, ed è senz’altro quello più attuale. Molte delle sue osservazioni sui meccanismi della democrazia e sui suoi punti deboli sono al centro del dibattito politico odierno. E anche il binomio democrazia – Stati Uniti è sempre più nel fuoco delle controversie. Questo, fra i libri di Tocqueville, ha un fascino particolare perché nasce dall’esperienza concreta di un lungo viaggio durante il quale Tocqueville ha studiato, da storico e da sociologo, la realtà americana, e dall’esperienza di quel viaggio ha ricavato un tessuto di riflessioni teoriche che proprio per questo non risultano mai astratte o accademiche. Tocqueville ha individuato precocemente gli aspetti della legislazione americana che più avevano rivoluzionato i tradizionali assetti sociali, prima fra tutte la legge sulle successioni che aboliva il maggiorascato, cioè la consuetudine di tramandare i tre quarti del patrimonio al figlio primogenito: così si veniva a distribuire la ricchezza smantellando, senza colpo ferire, i grandi possedimenti. Ma Tocqueville ha anche intuito perfettamente che un buon pacchetto di norme giuridiche non bastano a fare una democrazia, se un paese non possiede radicate tradizioni e un profondo rapporto col proprio passato, in altre parole se difetta di cultura. I contraltari politici, cioè l’associazionismo e il decentramento amministrativo, una magistratura autonoma e una stampa libera, sono i cardini e la garanzia del buon funzionamento della democrazia, ma possono non bastare a contrastare le derive di un sistema in cui una massa omologata può imporre la «tirannia della maggioranza» calpestando valori etici e morali. E vedeva già allora dietro l’angolo i pericoli del populismo e del cesarismo, in cui il potere «ama che i cittadini siano contenti, purché non pensino che a stare contenti».