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La mia scuola
«Inizio una nuova giornata di insegnante, so che un gesto, un sorriso, una battuta felice possono aprirmi la possibilità di comunicare con i miei allievi, ma dopo qualche minuto l'attenzione si spegne e le parole si dissolvono nel nulla. Tutti i giorni ho bisogno di catturare le loro intelligenze offuscate. Ma come?»
Il libro
Molti parlano pubblicamente degli insegnanti. Politologi e psichiatri, sociologi e editorialisti, allievi di ieri e di oggi. Gli oggetti, o meglio i soggetti, di questo interesse collettivo – gli insegnanti, per l’appunto – raramente riescono a far udire la propria voce. Questo libro è un’occasione offerta loro per narrare frammenti della propria esperienza, è un esercizio di ascolto e allo stesso tempo un esercizio di scrittura collettiva. Che cosa ne risulta? Un mosaico in cui altri potranno forse riconoscersi: insegnanti appagati, delusi, per caso, nostalgici, ironici, dubbiosi, combattivi, tutti accomunati da un bisogno ineludibile di coerenza.
Gli insegnanti conoscono il mondo? In che modo questo deve entrare nella scuola? Quale compito gli insegnanti possono vedersi affidato? Il tema è centrale, oggi piú di un tempo. Le antiche certezze sulla funzione della scuola sono svanite, essendosi esaurita l’idea di scuola come luogo a parte, cui la società delegava un compito definito e stabile, circoscritto nei livelli superiori alla formazione culturale dei ceti medio-alti. A quelle certezze si sono sostituiti soprattutto interrogativi.
Recensione su La Repubblica