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La terra e l’imposta
Il libro
La terra e l’imposta costituisce, a mio giudizio, l’opera «esemplare» di Luigi Einaudi. Non perché essa sia la migliore di quante da lui scritte: bisognerebbe, per stabilire una classifica del genere, fare uno spareggio almeno tra Miti e paradossi della giustizia tributaria e i Saggi sul risparmio e l’imposta. Ma La terra e l’imposta è esemplare perche in nessun’altra la personalità scientifica, politica e civile di Einaudi appare cosí intera. Infatti, Luigi Einaudi non è stato solo un economista e un tecnico di scienza delle finanze, ma anche uno storico (e quale storico) dalla vivissima sensibilità. Ora, questo libro è quello in cui piú chiaramente queste molteplici facce dello studioso piemontese appaiono con assoluta chiarezza. Si guardino solo i titoli delle tre parti: Parte prima: Il problema storico; Parte seconda: Il problema teorico; Parte terza: Il problema tecnico. Né si tratta d’una mera tripartizione, in cui ciascuno dei tre blocchi costituisce alcunche d’isolato, senza comunicazione tra l’uno e l’altro: lo scambio è incessante, e se l’analisi storica (che è, appunto, un’analisi e non uno dei soliti «cappelli» storici introdotti per darsi buona coscienza e pour épater le bourgeois) irrora continuamente della sua presenza le altre due parti, essa è a sua volta irrobustita dalla straordinaria base teorica e tecnica dell’autore.
Dalla nota introduttiva di Ruggiero Romano