-
Antropologia e religione Antropologia e religione
-
Arte e musica Arte e musica
-
Classici Classici
-
Critica letteraria e linguistica Critica letteraria e linguistica
-
Filosofia Filosofia
-
Graphic novel Graphic novel
-
Narrativa italiana Narrativa italiana
-
Narrativa straniera Narrativa straniera
-
Poesia e teatro Poesia e teatro
-
Problemi contemporanei Problemi contemporanei
-
Psicologia Psicologia
-
Scienze Scienze
-
Scienze sociali Scienze sociali
-
Storia Storia
-
Tempo libero Tempo libero
Un paese troppo lungo
Furono gli Arabi a dire che l'Italia era troppo lunga e, come loro, molti altri hanno sperimentato la difficoltà di conquistare (e governare) tutta intera la nostra penisola. Una storia che Ruffolo racconta con l'occhio al presente, per opporre alle spinte anti-risorgimentali, oggi sempre piú forti, una speranza: recuperare la forza ideale della nazione per tenere insieme questo nostro, lunghissimo paese.
Il libro
L’unità nazionale italiana è sempre stata minacciata, ma mai veramente attuata. Ma anche oggi sono sempre piú forti le spinte che puntano a una dissoluzione dello stato unitario. Forse il problema è, come avevano già capito gli Arabi, che l’Italia è un paese troppo lungo. Se ci fu un momento in cui avrebbe potuto essere il Sud, unificato dai Normanni e dagli Svevi, a costituire il nucleo dell’unità italiana, esso sfumò. Da subito il Risorgimento rischiò di invischiarsi nella palude dell’anti-risorgimento, ma se i pericoli per l’unità furono nei secoli scorsi il nazionalismo violento del fascismo o il potere temporale della Chiesa cattolica, anche oggi non mancano le minacce, da una forma di populismo privatistico antagonista del sentimento patriottico, a una decomposizione del tessuto nazionale, presente al Nord in forme provocatorie ma tutto sommato pacifiche, e incombente al Sud nella secessione criminale delle mafie. Eppure, per Ruffolo, una speranza c’è: «Realizzare attorno a un progetto nuovo di unità nazionale una vasta rete di solidarietà sarebbe il segno che la “gente”, oggi abbandonata all’autoritratto sterile dei sondaggi, può ancora trasformarsi, riconoscendosi nel suo passato, impegnandosi nella costruzione del suo futuro, in “popolo”».