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L’università truccata
La fotografia impietosa di una catastrofe educativa che pesa sul futuro dell'Italia. Ma anche la coraggiosa proposta di alcune riforme semplici e radicali, per rompere definitivamente con decenni di palliativi.
Il libro
«Dalle umiliazioni inflitte ai giovani “cervelli” messi in fuga agli ipocriti bla-bla a favore della ricerca, dalle carriere spettacolari a dispetto del merito agli stipendi che mortificano i più bravi in nome dell’anzianità, dal familismo accademico all’incapacità di rinnovarsi, confrontarsi, attirare studenti e professori dall’estero. Un libro che, senza concedere nulla alla demagogia, è il più duro atto di accusa contro l’università italiana. Vista dall’interno».
Gian Antonio Stella
L’università italiana è malata da tempo, prigioniera di interminabili diatribe su ogni minuzia normativa e di inutili appelli al civismo e alla magistratura. Un luogo ingiusto, che favorisce i privilegiati e non incoraggia i più meritevoli. Un’organizzazione che non può funzionare, priva com’è di adeguati incentivi e meccanismi di sanzione. Perché nelle aule universitarie italiane nessuno viene premiato se ha successo nella ricerca e nell’insegnamento. E nessuno paga per i propri fallimenti. Il libro di Perotti è la fotografia impietosa di una catastrofe educativa che pesa sul futuro dell’Italia. Ma anche la coraggiosa proposta di alcune riforme semplici e radicali, per rompere definitivamente con decenni di palliativi.
Praticamente ogni ministro ha legato il proprio nome a una rivoluzione dell’università italiana, suscitando dibattiti infiniti su ogni comma di legge. Ma un osservatore esterno che guardasse ai risultati invece che ai mille rivoli delle normative non si accorgerebbe di nulla, eccetto che di un aumento esponenziale della regolamentazione e del clientelismo. Il tema essenziale di questo libro è che l’università italiana non si riforma con nuove ondate di regole, prescrizioni e controlli, né con gli inutili appelli al civismo e alla magistratura. Ciò che serve è una cosa sola: abbandonare l’illusione di poter controllare tutto dal centro e introdurre invece un sistema di incentivi e disincentivi efficaci. Dove sia nell’interesse stesso degli individui cercare di fare buona ricerca e buona didattica ed evitare comportamenti clientelari. Un sistema in cui ogni ateneo possa fare quello che vuole, ma dove chi sbaglia sia chiamato a pagare. Un sistema che elimini la straordinaria iniquità attuale, in cui le tasse di tutti finanziano l’università gratuita dei più abbienti.