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Il nostro volto
Versi immortali e immagini senza tempo mettono il nostro paese di fronte a uno specchio fantastico, uno specchio cangiante fatto di parole e colori. Franco Marcoaldi e Tomaso Montanari svelano la natura profonda di un popolo sempre sospeso tra commedia e tragedia, tra piccole meschinità e irresistibili slanci d'amore.
Il libro
Lo sguardo di un poeta e quello di uno storico dell’arte compongono, in queste pagine preziose, l’immaginario ritratto collettivo del nostro popolo sfuggente. L’identità italiana – fin dagli albori aperta, inclusiva, meticcia – possiamo infatti scorgerla, forse meglio che in qualsiasi libro di storia, nelle quartine dei poeti e nelle pennellate degli artisti che da sempre ne hanno rivelato i tratti piú luminosi e insieme i piú oscuri. L’Italia di Cecco Angiolieri, che vorrebbe tenersi le donne «giovani e leggiadre» e lasciare le «vecchie e laide» agli altri; e quella di Ariosto, che invece langue, disposto persino forse a morire per un sospiro dell’amata. L’Italia del potere che si mostra sfacciato e ripugnante alla televisione, di Caproni; e quella assetata di giustizia e di amore, di Fabrizio De André. L’Italia della campagna, dura ma piena di grazia, cantata da Virgilio e quella protesa nella volontà morente di Giovanni Giudici, afflitta dal pessimismo dell’intelligenza che si fa strada tra il clangore imperiale di un fascismo che pare eterno. Ognuno di questi brani poetici si riflette nelle mille sfumature di un ritratto: dall’irraggiungibile perfezione del Ghirlandaio fino ai chiaroscuri arcani e seducenti di Ferdinando Scianna. Un percorso attraverso i tanti volti delle italiane e degli italiani; un viaggio al cuore della nostra immagine esistenziale e sociale, in cui il passato, per usare le parole di Carlo Levi, riprende vita come animato dalla mano amica del tempo, che lievemente si poggia sopra ogni cosa.