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Elogio dell’imperfezione
Viviamo tempi che ci impongono di essere sempre perfetti. Ma se per cercare di esserlo stessimo perdendo l'essenza di quanto ci rende umani? E se bastasse, invece, pretendere meno per cambiare in meglio la nostra vita e anche un po' il mondo?
Il libro
Sono troppo perfezionista. Quante persone rispondono cosí alla domanda: qual è il tuo peggior difetto? Lo fanno in realtà per esporre il loro piú grande pregio a chi dall’altra parte li sta giudicando. E molto spesso lo fanno perché sanno che è ciò che quasi ovunque ci si aspetta da loro: la perfezione. Ma se l’ansia di non mostrarsi fallibili fosse davvero il nostro peggior difetto? Se la voglia di eccellere, di apparire migliori, che ci viene richiesta dal mondo in ogni campo – dal lavoro al modo in cui educhiamo i figli, fino alle foto delle nostre cene e delle nostre vacanze sui social -, ci stesse rovinando l’esistenza? Dobbiamo prendere buoni voti a scuola, anzi i migliori, dobbiamo distinguerci, avere successo, arricchirci, senza mai pensare alle conseguenze che questa smania di arrivare primi avrà sugli altri e su noi stessi. Angosciati dalla quotidianità, ormai trasformata in una competizione costante, non siamo piú in grado di vivere a pieno nessun momento passato insieme agli altri. Sempre in gara con qualcun altro, non siamo mai davvero felici. Thomas Curran ci mostra, in modo brillante e dati alla mano, che sarebbe meglio smettere di eccellere a ogni costo e goderci la nostra umana e gioiosa imperfezione.