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Desideriamo informarla che domani verremo uccisi con le nostre famiglie
"Un libro forte questo, un peso sulla coscienza del mondo che sbarra l'abituale via di fuga dalle atrocità: l'anonimato. I crimini commessi in Ruanda adesso posseggono nomi, facce e fattezze individuali". Wole Soyinka, Premio Nobel 1986
Il libro
Il titolo di questo libro è l’atroce frase che alcuni pastori protestanti di etnia tutsi scrissero ai loro superiori hutu. Scegliendola per la sua opera, Gourevitch mette sin dall’inizio in risalto l’orrore infernale di quanto avvenuto in Ruanda nel 1994, dove in cento giorni furono massacrate ottocentomila persone. Il saggio di Gourevitch unisce l’indagine storica alle testimonianze dei sopravvissuti. Però la sua analisi non si limita ad essere l’anatomia di un genocidio, bensí una vivida ricostruzione delle cause, delle conseguenze e degli strascichi di questa tragedia. Fra migrazioni di massa, sussulti di vendetta e avvicendamenti politici, la scrittura drammatica di Gourevitch restituisce appieno l’esplosiva atmosfera centroafricana (che a ogni istante rischia di far precipitare l’intero continente nel baratro della guerra totale). Ma l’autore s’interroga anche sull’inadeguata passività dei governi stranieri e delle associazioni umanitarie. Tuttavia, la questione piu grave e urgente resta quella di ricostruire una società coesa e uno stato di diritto in una nazione che ha alle spalle una storia di carneficine tanto abominevoli. È questo l’intento centrale della testimonianza di Gourevitch che ci dona cosf un documento d’impegno etico e politico di rara intensità.