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Ballare di architettura
Due bambini che si sfidano a Italy '90 Soccer, un antropologo spettatore di un combattimento di galli a Bali, migliaia di utenti che su Twitch guardano la diretta di un uomo, seduto alla sua scrivania nella provincia canadese, mentre gioca a un videogame di geolocalizzazione. Che siano direttamente coinvolte o che stiano «soltanto» guardando, tutte queste persone prendono parte al medesimo peculiare rito: quello del gioco, un'attività che la nostra specie pratica dall'alba dei tempi eppure fatica a raccontare.
Il libro
Giocare ha qualcosa di ridicolo, non perché ci sia da vergognarsene, ma perché è esilarante e incomprensibile. Partecipare a un gioco o guardare qualcuno che lo fa, anche soltanto parlarne, significa trovarsi nella situazione unica di sapere esattamente cosa ci sta succedendo ma di non essere in grado di descriverlo. A partire da questo paradosso Riccardo Fassone traccia i contorni sempre e comunque sfuggenti dell’esperienza ludica, affidandosi tanto alla precisione della teoria quanto all’indeterminatezza dei ricordi di un pomeriggio d’infanzia passato davanti al Commodore 64.