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Tartufo
Sí, figlio mio, parlate; trattemi da perfido, | Da infame e sciagurato, e da assassino e ladro; | Fate ressa di epiteti piú maledetti ancora; | Io non vi dico: no; io li merito tutti; | E voglio inginocchiarmi a soffrire ignominia | Come un'onta dovuta a una vita perduta.
Il libro
«Chi è Tartufo? Un impostore o un eroe? Un’immagine del profondo, o un piccolo arrampicatore sociale, arrivato senza scarpe nella famiglia che lo ospita? Un bersaglio satirico o il giustiziere di una finzione che si ripete all’infinito, e che Molière coglie in un punto qualunque della sua infinita ripetizione, in quel lampo che è appunto l’intreccio del Tartuffe? Simile al bagliore di una certezza improvvisamente negativa, che rischiari di luce vitrea il buio castello di menzogne nel quale viviamo, questo lampo è insieme di rivelazione e disperazione».