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L’opera buffa del giovedì santo
Napoli nel secolo XVIII: una famosa capitale europea, una promessa non mantenuta, una speranza delusa, un'avventura culturale conclusasi con un canto cocpeso, vagamente conosciuto attraverso una memoria confusa e lacerata. Insomma, un interminabile e immobile giovedí santo, in attesa di una domenica di resurrezione, destinata a rimanere sempre attesa.
Il libro
Napoli nel secolo XVIII: una famosa capitale europea, una promessa non mantenuta, una speranza delusa, un’avventura culturale conclusasi con un canto sospeso, vagamente conosciuto attraverso una memoria confusa e lacerata. Insomma, un interminabile e immobile giovedí santo, in attesa di una domenica di risurrezione, destinata a rimanere sempre attesa. Da un «giovedí santo» cosí vissuto prende avvio questo testo teatrale di Roberto De Simone, in un labirintico gioco rappresentativo di frammenti storici, di elementi mitici, ritualistici e tradizionali, di segmenti del nostro tempo, drammatici corpi di antica dolenza, di rimandi all’attuale vivere senza memoria, che trova riscontro anche nella realtà napoletana. I diversi linguaggi – da un italiano baroccheggiante al dialetto sia popolare sia letterario – sottolineano caratteristiche e ambiguità dei personaggi, che spesso hanno una doppia commotazione. Si travestono, si trasformano, come nel teatro classico. E l’opera diviene la messa in scena dei conflitti eterni che agitano la Storia e gli uomini.