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L’oca d’oro
Il testamento di un teatro che non è piú, ma che rivive ancora una volta in tutto il suo splendore.
Il libro
Tutto ha inizio con un prete, un medico e alcuni commedianti al capezzale del loro capocomico moribondo. Frasi di circostanza, un po’ di impazienza per l’agonia troppo lunga. Poi, proprio quando il polso sembra fermarsi, il moribondo riesce faticosamente a parlare. Rimprovera gli attori, li dispone in modo che non lo «impallino», gli spiega che quando lui dice «non piangete!» loro devono piangere piú forte, fa ingrandire il suo nome al centro del manifesto che annuncia la sua morte come fosse una locandina, e infine muore davvero invocando, con le ultime parole, l’applauso. Con questa scena spassosa, parodia dell’Attore di ogni tempo, inizia L’oca d’oro, una vera e propria summa del teatro secondo De Simone. Dalla commedia dell’arte a Molière, da Shakespeare a Goethe, da Pirandello a Brecht, da Scarpetta a Totò, le scene comiche che si susseguono sono invenzioni che evocano una tradizione colta e popolare, lingue e dialetti diversi, canzoni e madrigali riscritti con la consueta e affascinante filologia creativa di De Simone.