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La cagnotte
Il libro
“Labiche infrange quelle regole, risalenti per vie più o meno spurie alle tre unità pseudoaristoteliche, della ‘pièce bien faite’, le quali vogliono che, una volta impostata l’azione con un certo numero di personaggi, non si faccia più ricorso né a personaggi nuovi né a situazioni che non fossero implicite in quella posta come punto di partenza. Con Labiche invece i personaggi nascono come funghi, e quando non sono personaggi, sono situazioni, addentellati, complicazioni. In alcuni casi, come nella ‘Cagnotte’, sono ambienti, con l’inevitabile contorno di tipi: infatti nel primo atto di questa commedia, eccoci in un salotto borghese di provincia, nel secondo in un ristorante parigino, nel terzo in un commissariato di polizia, nel quarto nei locali d’un’agenzia matrimoniale, nel quinto in una strada popolare dove c’è un edificio in costruzione. Una simile mobilità fa pensare, più che non a Shakespeare, alla rivista. Ne deriva che le commedie di Labiche hanno un moto vertiginoso. E anche le soluzioni, per quanto facili, per quanto miracolistiche, grazie alla futilità del tema fondamentale e alla perfetta orologeria del meccanismo dei nessi, non danno mai l’impressione di forzato, di voluto, come spesso accade nelle commedie a intrigo. Sono una ennesima piroetta”. (Dall’introduzione di Gian Renzo Morteo)