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Il convitato di pietra
Una miscela pirotecnica di linguaggi diversi, in un intrecciarsi di monologhi, dialoghi amorosi, scontri verbali, tirate, lazzi, travestimenti, duelli, canzoni.
Il libro
L’Amore, la Morte, il Convitato, la Statua, la Mano che arde, sono gli ingredienti del mito di Don Giovanni e del Convitato di pietra che, tramandato da cantastorie girovaghi, da burattinai e attori di tradizione orale, conserva soprattutto a Napoli una sua efficacia evocativa, documentata dai molti copioni che i comici della Commedia dell’Arte hanno prodotto dalla fine del Seicento agli inizi del nostro secolo. Fra i teatranti che elaborarono il modello drammaturgico nella tradizione dei comici, già definito da Tirso de Molina, spicca Andrea Perrucci, che mirava a coniugare la vitalità del teatro popolare con gli intenti moraleggianti della Controriforma. Il suo Convitato, stampato a Napoli nel 1690, è il capostipite di una serie di rifacimenti o adattamenti, non sempre dichiarati, la cui eco è arrivata fino a noi, ma solo di recente è stato riscoperto nella sua stesura originaria. Inoltre, al testo del Perrucci, si aggiungono qui le varianti a stampa delle edizioni di due secoli e quelle desunte dai copioni manoscritti. Attento e appassionato studioso delle culture popolari, Roberto De Simone ci propone ora un testo di sorprendente modernità, che porta in scena – accanto a Don Giovanni, al Dottore e a Don Ottavio – anche Pulcinella, Pimpinella, Rosetta e Coviello. Se i primi parlano la lingua sussiegosa dei nobili, le maschere e i servitori si esprimono in un dialetto succoso e ricco di metafore, degno delle invenzioni del Basile. Nel movimentato svolgimento del dramma (che prevede due conviti e la triplice apparizione del Morto) il testo offre una miscela pirotecnica di linguaggi diversi, in un intrecciarsi di monologhi, dialoghi amorosi, scontri verbali, tirate, lazzi, travestimenti, duelli, canzoni.