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Il libro
Nella nuova raccolta di Gianni D’Elia «varie voci parlano in un sogno». La scena è quella di un luogo nostalgico-fantastico in cui convengono amici privati, personaggi politici, il padre scomparso e i padri intellettuali: da Leopardi a Pascoli, Pasolini, Roversi, Fortini, Giulio Einaudi e Ingrao; ma anche Pantani o Franco Bertini, grande campione di basket, e tanti personaggi sconosciuti ai più. Una comunità di persone, scomparse o viventi non importa, perché le terzine mosse e musicali di D’Elia tracciano comunque una specie di necrologio collettivo, pacifista e utopico: un omaggio appassionato e dignitoso alle cose perdute, alla fine di un’epoca migliore di questa per ideali e impegno civile, all’antifascismo e alla Resistenza come valori morali e umani preziosi.
Scritto in una lingua fortemente orale, che vuol richiamare il tono colto e popolareggiante («tra cantina e cantiere») e il «parlar franco» degli antichi trovatori provenzali, il nuovo poema prosegue il discorso dei due titoli precedenti di D’Elia per temi e sentimento. Formalmente propone invece una svolta: tramite la dantesca moltiplicazione di voci e personaggi si passa dal poemetto narrativo a un tipo di poesia dialogica, quasi teatrale, in cui l’io dell’autore si scioglie nel vocio collettivo, così come, parallelamente, il senso individuale dell’amicizia si trasforma in valore comunitario e politico.