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Satire
Io son de dieci il primo, e vecchio fatto
di quarantaquattro anni, e il capo calvo
da un tempo in qua sotto il cuffiotto appiatto.
La vita che mi avanza me la salvo
meglio ch'io so: ma tu che diciotto anni
dopo me t'indugiasti a uscir de l'alvo,
gli Ongari a veder torna e gli Alemanni,
per freddo e caldo segui il signor nostro,
servi per amendua, rifà i miei danni.
Il qual se vuol di calamo et inchiostro
di me servirsi, e non mi tòr da bomba,
digli: - Signore, il mio fratello è vostro -.
Il libro
Le Satire dell’Ariosto, di forte influenza oraziana, sono un testo originale sia per l’inusitato utilizzo della terzina dantesca in una serie di componimenti epistolari, sia per l’abbandono del tono predicatorio e moralistico tipico della tradizione della satira dai tempi di Giovenale, a vantaggio di un andamento piú affabile e cordiale. I travagli personali, mescolati a divertenti quadretti narrativi, sfociano in profonde riflessioni sulla vita senza mai alcun momento di enfasi o toni troppo gravi. Questo ne fa una delle opere piú piacevoli fra i classici della letteratura italiana. Cesare Segre cominciò ad occuparsi di un’edizione delle Satire dell’Ariosto per Einaudi alla morte di suo zio Santorre Debenedetti (1948), che aveva impostato il lavoro con l’assistenza del nipote. L’edizione uscí, dopo infinite vicissitudini, nel 1987 ed è stata molte volte ristampata. Ora ne proponiamo una versione aggiornata sulla base delle ultimissime correzioni d’autore e della nuova introduzione fatta uscire da Segre per l’edizione francese delle Belles Lettres nel 2014, l’anno stesso della morte dello studioso. Una sola la variante testuale, ma molti cambiamenti nelle note, nella nota al testo e nella bibliografia.