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Quaderno di traduzioni
Wartet, ich singe die Könige bald,
die Großen der Erde,
Wenn ich ihr Handwerk einst besser
begreife, wie jetzt.
Doch Bettinen sing' ich indes;
denn Gaukler und Dichter
Sind gar nahe verwandt, suchen und finden
sich gern.
aspettate, che presto io canto i re, i grandi
della terra,
se un giorno mai, meglio che non oggi, ne
capisco il mestiere:
ma io canto Bettina, per intanto:
e, in verità, saltimbanchi e poeti
sono stretti parenti, propriamente:
volentieri si cercano, e si trovano:
Il libro
Sanguineti è noto come traduttore di versi scritti per il teatro (Eschilo, Sofocle, Euripide, Aristofane, Seneca), ma le sue traduzioni coprono anche altri generi poetici che vanno dal poema didascalico alla lirica, all’elegia e all’epigramma. Comune con le traduzioni teatrali è il gusto per una parola sonora, da pronunciare. E la fedeltà al suono e al ritmo è una regola ancora più rigorosa della fedeltà al senso (che pure non manca, nonostante la leggenda secondo cui Sanguineti sarebbe sempre autore di riscritture molto libere o quasi autonome dal testo di partenza). Le scelte di Sanguineti rivelano l’aspirazione verso una «traduzione a calco» che riproduca l’originale proprio a partire da alcuni elementi formali. Ma proprio in questo modo sembra emergere l’anima, cioè la struttura profonda dei testi affrontati. Testi e autori, peraltro, molto diversi fra loro: dal De rerum natura di Lucrezio, amato come padre del materialismo, ai Sonetti di Shakespeare, di cui Sanguineti esalta le profondità manieristiche, al Goethe ironico e sensuale delle Elegie romane o a quello licenzioso degli Epigrammi veneziani. Una varietà di temi e toni che esalta l’esercizio tecnico di Sanguineti e la sua straordinaria «prova d’attore».