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Poesie della fine del mondo, del prima e del dopo
«Mercanti, banchieri, avvocati,
ingegneri, cocchieri,
non siete che polvere di rotti
bicchieri,
di cui faremo carta vetrata
per sfregiare la faccia
dei nostri irricordabili ricordi di ieri!»
Antonio Delfini, Poesie della fine del mondo, del prima e del dopo
Il libro
Delfini pubblicò un solo libro di versi: Poesie della fine del mondo, uscito da Feltrinelli nel 1961. Nel 1995 il libro è stato riedito da Quodlibet con l’aggiunta di alcune poesie escluse dalla raccolta. Questa terza edizione amplia di molto la percentuale degli inediti, presentando per la prima volta un grosso nucleo di poesie degli anni Trenta e Quaranta tratte dagli autografi in possesso della figlia Giovanna. È un’occasione per considerare l’esperienza poetica di Delfini nel suo complesso, dall’inizio alla fine. Come scrive Irene Babboni nella sua Nota, si potrà vedere che la poesia di Delfini «è stata nel tempo manierista, lirica, romantica, crepuscolare, sghemba, sgrammaticata, scombinata, bettoliera, offensiva, innamorata. Ha tentato, di volta in volta, di rincorrere i poeti antichi, gli stranieri, i surrealisti. Non sempre ci è riuscita, certo. La sua è spesso “mala poesia” (“è mio dovere scrivere mala poesia”, dice l’autore). Ma in questa mala poesia Delfini ha saputo inventare, prendere a prestito, a volte persino fraintendere, e sempre rimescolare con estro il tutto». Con la sua poesia Delfini ci ha lasciato una possibile lettura del mondo, e di una vita.