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Notte privata
O questa mostra gente | che tutto sa di niente, | questa grandeur abbiente | abominevolmente... || O quelli che dai mattoni | edificano le teste, | e con le televisioni, palloni | le idiotizzano in resse... || O questa nuova gente | in ascesa da oscuri | poteri innominati, spuri | dello spreco affluente...
Il libro
Notte privata in senso intimistico, ma anche in senso «politico»: privata della luce delle stelle, espropriata di ogni presenza, della presenza tout court. Riferimento letterario (Dante: «Buio d’inferno e di notte privata | d’ogni pianeta») e sua trasposizione sociale nel contemporaneo: le stelle oscurate dalla televisione, l’«infernuccio itagliano» amplificato dal crollo etico e culturale. Con questa nuova raccolta, la poesia di Gianni D’Elia tende a passare dalla suggestiva reticenza di Segreta a una pronuncia piú riccamente ambigua. Cosí come il ritmo si fa piú disteso e fluttuante, e la sintassi si inarca da una quartina all’altra, giocando su forme in apparenza chiuse che sono sempre meno chiuse. Alla «nostalgia della realtà», caratteristica del discorso poetico di D’Elia, in tutte le precedenti raccolte, si aggiunge e si fa centrale il senso della deprivazione dell’esperienza, e si rafforza la tendenza all’indagine cognitiva, la declinazione del sentire in tutte le possibili forme.