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Le poesie
Tre ppiccerille,
sott' a nu mbrello:
duje bruttulille,
n'ato cchiú bello.
Chillu cchiú bello,
cchiú strappatiello,
purtav' 'o mbrello,
a rras' 'e cappiello.
Il libro
«Dopo aver scritto poesie giovanili, come fanno piú o meno tutti i ragazzi, questa attività divenne per me un aiuto durante la stesura delle mie opere teatrali. Mi succedeva, a volte, riscrivendo una commedia, d’impuntarmi su una situazione da sviluppare, in modo da poterla agganciare piú avanti a un’altra, e allora, messo da parte il copione, per non alzarmi dal tavolino con un problema irrisolto, il che avrebbe significato non aver piú voglia di riprendere il lavoro per chissà quanto tempo, mi mettevo davanti un foglio bianco e buttavo giú versi che avessero attinenza con l’argomento e i personaggi del lavoro interrotto. Questo mi portava sempre piú vicino all’essenza del mio pensiero e mi permetteva di superare gli ostacoli. Per esempio, ‘A gatta d’ ‘o palazzo e Tre ppiccerille mi aiutarono ad andare avanti con Filumena Marturano. Come la gatta lascia il biglietto da mille lire e mangia il cibo, cosí Filumena non mira al danaro di Domenico Soriano ma alla pace e alla serenità dei suoi figli. I quali figli sono poi i tre bambini sotto un ombrello che vidi davvero una mattina in un vicolo di Napoli, uniti nella poesia, separati nella vicenda teatrale fino al momento della rivelazione di Filumena… A poco a poco ci ho preso gusto e ora scrivo poesie anche indipendentemente dalle commedie».