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Le poesie di A. O. Barnabooth e poesie plurilingui
Oh! che mi sia concesso, un'ultima volta,| Di rivedere luoghi amati, come | La piazza del Pacifico, a Siviglia; | La Chiaia fresca e affollata; | Nell'orto botanico di Napoli | La felce arborescente, l'albero-fanciulla | Che amo tanto, oppure | L'ombra lieve degli alberi del pepe lungo il viale di Kefissia
Il libro
«Quando uscí la prima edizione dei Poèmes, Valery Larbaud aveva ventisette anni e molti tratti che ricordavano Barnabooth. Unico erede del patrimonio paterno, le sorgenti minerali di Saint-Yorre, aveva passato un’infanzia fragilissima nelle residenze di famiglia, sul Lemano o nelle villes d’eaux che sua madre amava. Di quella tiepida e oziosa prigionia gli rimarranno memorie “du côté de l’ombre” dei rituali fatti di amabili mondanità e di aristocratica canaglieria. Prevale in Barnabooth la tecnica contrappuntistica, lo scontro di due registri: l’andante maestoso e l’escamotage dei borborigmi. Ma forse più delle interpolazioni, dei calchi, delle citazioni, dei latinismi o degli ispanismi, sono i Nomi i veri materiali del gioco d’incastro».