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Le omissioni
Le ali nella morsa dello specchio
dei tempi i tempi stretti
tra fuoco e contraffoco
dietro qualche parvenza di presente
nella corsa all'immortalità
dell'estinzione
Il libro
Omissioni come cose non dette o non fatte, come montaliane «occasioni» sprecate. La prima raccolta poetica di Ottavio Fatica è un libro di dissipazioni, un libro in cui anche la disperazione viene «buttata via» a colpi di humour caustico.
Fuoco, fiamma, ribollire, ardere, bruciare sono parole ricorrenti della raccolta, a indicare le accensioni della vita, anche nel dolore. Contemporaneamente la certezza che le fiamme si spengono nell’«immortalità dell’estinzione» dà il senso della distanza verso le cose, il senso del comune destino: «una pietra sopra come unica cura».
È una poesia di paradossi, di ossimori che si sciolgono in un wit. Nel mondo di questi versi tutto sembra irraggiungibile, inattingibile: la vita, ma anche la morte. La sintesi degli opposti avviene solo nella teatralizzazione del dolore e dell’impotenza, nell’esuberanza del gioco, nel funambolismo verbale. In questo libro d’esordio Fatica mostra come il virtuosismo e la ricerca della sorpresa possano legarsi in modo strettissimo a un’idea di poesia come ferita sanguinosa senza tempo e senza remissione.