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L’aria è una
Trema la bocca a tutti a dire «è morto»,
dicono «non ce l'ha fatta»,
cosí è come fosse ancora qui,
dalla parte dei vivi -
è dei vivi il non farcela.
Il libro
Il nuovo libro di Anna Maria Carpi, che raccoglie poesie già pubblicate e inedite, si sviluppa intorno a un io concreto, quasi un autoritratto. Ma lo stile ha ben poco a che fare con la tradizione lirica: è narrativo con una spiccata vena teatrale, è ironico-scanzonato costruito su un linguaggio colloquiale, le parti meditative non sono quasi mai in forma assertiva, ma piuttosto interrogativa. Il cuore del libro è forse nel poemetto La carne è un altro: un uomo è appena morto e, tra la cronaca di quel che succede intorno al suo corpo e impossibili ipotesi di un aldilà, si raggrumano i ricordi intorno a quella vita finita. In un’altra poesia lunga viene rievocato il momento della morte dei genitori, e poi le sepolture di tutti i gatti avuti nella vita. E altri percorsi cimiteriali costellano la raccolta. Eppure in queste poesie la tristezza non alberga. Il piccolo teatro personale e la grande letteratura (dagli scrittori russi a Gottfried Benn, a Celan…) spostano sempre il piano della realtà e dell’ineluttabile un po’ piú in là, in un mondo in cui le rivendicazioni affettive, le contraddizioni esistenziali, le comuni vicende dell’invecchiare (nella sezione «Non c’è piú tempo») sono trasformate in qualcos’altro, in una storia fantastica, forse in un sogno, sicuramente nel rifiuto di ogni maturità che non sia stilistica.