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La terra più del paradiso
La voce di Roberta Dapunt non viene dai circoli poetici e letterari delle grandi città, non è levigata, non adotta intonazioni alla moda: forse anche per questo suona così nuova, autentica e pregnante, e si segnala tra le più interessanti della recente poesia italiana.
Il libro
I versi di Roberta Dapunt si snodano tra angoscia e armonia. Da un lato c’è un percorso tormentato attorno a inquietudini religiose, preghiere che non placano, immagini di morte; dall’altro il senso di sacrale purezza che risiede nella terra, nei ritmi della natura, nella vita di montagna e nei suoi riti che legano insieme le persone, i loro gesti senza tempo, gli animali, il silenzio. Ne risulta un passo irregolare, febbrile e pacato insieme: una sapiente zoppia che permette di attraversare una realtà multiforme senza schematizzarla in moduli precostituiti e automatici.
Credo nelle anime sante,
nella loro indipendenza conquistata
sui sensi di una preghiera.
Credo nel lamento di un uomo in
agonia,
inaccessibile silenzio degli ultimi
istanti in una vita.
Credo nel lavaggio del suo corpo fermo,
nel suo vestito a festa e nell’incrocio
delle mani,
testimoni di un battesimo confidato.