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La lingua di Dio
«tu sei un nome che respira e muove»
o sbriciolato da un inchiostro
che picchia sulle dita spalmato
in forza di fango o stroncato
dai miei quattro righi che a conoscerti
le labbra vengo con la cena delle mie
parole o doccia di sangue
o gambe russignole
ma il buio ti ha preso il volto
e leggermente uscivi in nome
di neve per la vasca di me
che non s'alzava in lingua di licheni
in uniforme di morti
Il libro
Già presentata nel quarto volume dei Nuovi poeti italiani in questa stessa collana, Maria Angela Bedini ha ora realizzato un denso poemetto in cui la parola viene tesa, accelerata e stritolata in direzione di una spiritualità quasi fisica, «muscolare», alla maniera delle grandi mistiche. Il sentimento di questa tensione panica oscilla dall’estasi erotica a quella religiosa fino all’identificazione del verbo con l’«amato» e con il «cristo», emblema lancinante di totale annullamento ed esaltazione nell’irreversibilità della scrittura e del nome. Nella furia della sintassi e delle visioni, desiderio, corpo, dolore e lacerazione si fanno tutt’uno. La costante invocazione alla notte, al buio dell’essere, è al tempo stesso ricerca di autodistruzione e volontà di adesione a un respiro totalizzante. Abbraccio di una pienezza esclusiva ed estrema.