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Isman
La lüs ghe piöv adoss cuffie a vèss nostra. /
Se vardi el ciel, vardi nel cör la vita /
e vedi poch de l'umbra che me véd, /
là i nüver paren prèj e in de aqua /
ch' aj buff del vent se fann d'aria e de nient, /
ma dré del nient amô passa la vita, /
la lüs che se fa furmia aj vûs del vent.
La luce ci piove addosso come nostra. /
Se guardo il cielo, guardo nel cuore la vita /
e vedo poco dell'ombra che mi vede, /
là le nuvole sembrano pietre e sono d'acqua /
che agli sbuffi del vento si fanno d'aria e di niente, /
ma dietro il niente ancora passa la vita, /
la luce che si fa forma alle voci del vento.
Il libro
La poesia di Franco Loi è un fare connaturato al respiro, allo stesso esserci. Emana, naturalmente e misteriosamente, dalla semplicità di un viversi in tutti i propri contrasti, dall’accettazione, mai passiva ma consapevole, di tutto il positivo e il negativo dentro e fuori di noi. Questi nuovi testi si calano nelle pieghe e nei movimenti di una umoralità densa e terrena, che trova forma negli scorci cittadini, nel variare stagionale di cieli, aria, colori e paesaggi, nel dialogo fra passato e presente, nelle figure che prendono rilievo sulla pagina. Isman è una di loro – come Steven, Madalèna, Erminia, o i carcerati che sono «una domanda che mai avrà risposta». Voce singola e riconoscibile, ma portatrice di una coralità dispersa, sbriciolata, spesso emarginata, quella del poeta si modula attraverso una scala di tonalità: dall’invettiva, sempre bilanciata da un sapido humour, ad aperture liriche e confidenziali. In un percorso che comprende considerazioni sulla scrittura e l’essere poeta, sul mutare della percezione di se attraverso il tempo, sull’intuita presenza di Dio, silenzioso interlocutore.