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Fiori del mare
E sull'asfalto hai il sole,
ed una miccia d'erba
gialla nelle fessure
sulla banchina, e il via vai...
E se ne va una stagione
negli ondeggianti pullover
di piú attempate signore;
e pieno di vespe è il mare...
E sulle teste scoperte
un po' di noia, il calore
che sfinisce settembre,
e le farfalle meste...
Il libro
Con i versi della sua nuova raccolta D’Elia disegna i luoghi della costa marchigiana rielaborati fra il ricordo, il sogno e la storia. È l’idea di un «canzoniere adriatico», anticipata ai tempi di Notte privata ma mai compiutamente realizzata prima d’ora. E la parafrasi baudelairiana del titolo non è un gioco gratuito, dato che l’aura della Riviera Adriatica, nella scrittura poetica di D’Elia, tende allo Spleen. La sonorità delle rime fa invece pensare a una riscoperta di Saba (anch’egli poeta adriatico) ma non alleggerisce la trama filosofica delle meditazioni, che sembrano in dialogo nel tempo con un altro marchigiano: Giacomo Leopardi. Soprattutto nell’ultima parte del libro si addensano riflessioni in cui D’Elia si rivela come un mistico laico, che non ha certo rinnegato le radici politiche e pasoliniane della sua poesia, ma che le ha arricchite con l’approfondimento della tradizione poetica italiana e con l’esperienza di vita.